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DE INNUI SES? LA MODA E IL CINEMA INCONTRANO L’ARCHEOLOGIA

Quando l’identità di un territorio è profonda e radicata, chiedere “di dove sei” equivale a domandare “chi sei?”. In quei casi, l’identità si presenta come un tessuto a trama stretta cucito col filo resistente della memoria storica del suo popolo. Ma la storia non è mai un filo lineare e monocromatico. Ѐ un insieme variopinto in cui eventi, tradizioni, segni, arti e leggende si intrecciano, generando un arazzo complesso che può essere descritto solo col racconto corale della multidisciplinarità.

Capita così che la narrazione dell’identità di un popolo possa avvenire in modo compiuto anche attraverso forme espressive inaspettate che diventano tanto più efficaci, quanto più parlano un linguaggio emozionale.



Ne abbiamo avuto un esempio ieri mattina, quando il calendario delle sfilate della fashion week milanese - ovvero quanto di più lontano si possa immaginare rispetto alla divulgazione archeologica e antropologica - ha ospitato una raffinata narrazione dell’identità e della memoria millenaria della Sardegna.

Trasformando alchemicamente le limitazioni dell’emergenza sanitaria in opportunità, lo stilista sardo Antonio Marras ha partecipato alla settimana della moda con una sfilata diffusa sul web con un cortometraggio (diretto da Roberto Ortu) che racconta l’identità della sua amata terra.

Modelli e modelle hanno sfilato ai piedi della reggia nuragica di Barumini, Su Nuraxi, mostrando al mondo il sito dell’Età del Bronzo, ma anche il volto misterioso e spirituale di una Sardegna poco nota al turismo di massa.



Tra i resti del sito UNESCO, figure fiabesche, spiriti, spose piumate, presenze femminili leggendarie come le panas e le janas, gesti rituali, sonorità ancestrali, volti e dettagli dalle origini multietniche evocative della domanda che dà titolo al corto: De innui ses? (Di dove sei? n.d.r.).

In realtà, sono tutti volti dell’isola anche dietro le quinte. I 150 componenti del cast sono sardi, ma i richiami di volti, accessori e dettagli sono alla caleidoscopica multisfaccettatura dei frammenti che compongono l’identità di un popolo che, pur mantenendo forte la sua radicata unicità, è anche frutto dell’attraversamento di genti venute dal mare.



Il cammino tra le pietre scolpite dagli antenati diventa un percorso in una terra che conserva memoria di un divino femminile che si mostra nella sua carnosa presenza di Dea Madre steatopigia mollemente seduta e venerata. Simbolicamente la sfilata si trasforma in un variopinto pellegrinaggio verso la Nuraxina, la sacra Regina del Nuraghe, per ottenere protezione e salvezza.

La moda ha incontrato l’archeologia attraversando le leggende e la dimensione del sacro.


© Foto di Fondazione Barumini


I fili di una trama umana si uniscono all’ordito di un luogo che conserva memoria antica grazie a quell’incontro caleidoscopico di arti che è il cinema. Nella settima arte, la potenza evocativa delle immagini si fonde con quella delle parole, dei suoni e di infinite maestrie rendendo manifesto l’insegnamento che nulla più dell’approccio corale della multidisciplinarità può offrire una visione completa in qualunque ambito.

Soprattutto quando il fine è svelare al mondo la storia di una terra ricca di storia e magia.


Cristina Muntoni


Il video, prodotto da Antonio Marras e Patrizia Sardo Marras, è realizzato in partnership con la Fondazione Sardegna Film Commission della Regione autonoma della Sardegna e con il sostegno di Sardegna Teatro, della Fondazione Barumini Sistema Cultura e Comune di Barumini.

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