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Il patrimonio culturale della Sardegna, componente essenziale della sua identità


Da qualche tempo il termine “identità”, così frequentemente richiamato nel dibattito che si sviluppa anche in Sardegna, è fonte di ricorrenti incomprensioni e di vivaci polemiche. Se per molti si tratta di un valore inestimabile, da riconoscere e da preservare ad ogni costo, non manca chi nei confronti dell’identità prende le distanze, ritenendola un’espressione che favorisce atteggiamenti di chiusura e di rifiuto dell’altro, e, in definitiva, posizioni chiaramente razziste. Si tratterebbe in ogni caso di un termine da evitare, perché “antistorico”: utilizzato nella fase attuale di una globalizzazione crescente, il termine identità non troverebbe spazio in un mondo senza frontiere, in cui le diverse identità sono gradualmente sostituite da valori che si affermano ad un più alto livello, su scala europea e mondiale.


Prendere posizione su una questione tanto controversa impone che si faccia chiarezza su un punto di fondamentale importanza: si tratta di sapere se l’insieme di quelle proprietà che rendono tipica, particolare, una data realtà implichi necessariamente un atteggiamento di chiusura, di rifiuto nei confronti dell’altro, ovvero se questi caratteri non impedicano affatto lo stabilirsi di rapporti costruttivi con realtà diverse, gettando le basi per un costruttivo dialogo, nel reciproco rispetto delle diversità.


È la dimensione internazionale ed europea, troppo spesso trascurata anche in questo ambito, a darci un fondamentale contributo nella ricostruzione dei principi in discorso, chiarendo segnatamente come le diverse identità, lungi dall’ostacolare il dialogo fra le diverse culture, questo dialogo promuovono e rafforzano, favorendo un arricchimento reciproco. Ricorrenti e significative indicazioni in questo senso si ritrovano fra gli atti del Consiglio d’Europa, e dell’Unesco. In particolare, il tema dell’identità e della diversità è posto alla base, nell’ambito del Consiglio d’Europa, della Carta europea delle lingue regionali e minoritarie del 1992 e nella Dichiarazione sulla diversità culturale del 2001; nell’ambito dell’Unesco, nell’omonima Dichiarazione del 2001 e nella Convenzione del 2003 sul patrimonio culturale intangibile, volta a proteggere e valorizzare i beni immateriali (tradizioni, esperienze, conoscenze, pratiche), che si trasmettono di generazione in generazione.


Al di là delle innegabili differenze, un elemento comune caratterizza questi atti internazionali: quello di non limitarsi a proclamare il valore dell’identità, spingendosi invece a prevedere l’adozione di misure positive per preservarla, onde evitare il rischio concreto di una progressiva estinzione del patrimonio culturale, di quello materiale come di quello immateriale. L’identità culturale è cioè vista come un valore da tutelare per favorire il dialogo fra le diverse realtà, nell’interesse dell’insieme delle generazioni presenti e future. La difesa dell’identità – viene precisato – costituisce la premessa indispensabile per l’affermarsi del pluralismo culturale e del dialogo fra le diverse culture, garanzia di un mondo edificato sui principi dello sviluppo sostenibile, della giustizia e della pace.


Anche la Convenzione di Parigi per la protezione del patrimonio mondiale culturale e naturale del 1972 è ispirata al principio di uno stretto rapporto fra realtà identitaria ed apertura verso l’esterno. Oggetto della particolare tutela prevista dalla Convenzione sono infatti i beni di “valore universale eccezionale”: quei beni, in altri termini, che, per essere unici ed irripetibili, devono essere preservati in quanto elementi del patrimonio mondiale dell’intera umanità.

Di un simile rapporto, da stabilire fra beni culturali identitari e patrimonio culturale universale, le domus de janas decorate della Sardegna potrebbero costituire un esempio quanto mai significativo.


Intervento a cura di Paolo Fois, professore emerito di Diritto Internazionale presso l’Università degli Studi di Sassari


Foto : Domus de janas S’Incantu, Putifigari (SS), a cura di Nicola Castangia

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